L'esercito della notte

 

Gli scienziati ritenevano che fosse ormai pacifico.

L'universo, si era convenuto, ha circa quindici miliardi di anni e la stessa Terra ne ha quasi cinque. Forme semplici di vita, sorte spontaneamente dalla materia inerte, cominciarono a esistere oltre tre miliardi di anni fa. Lenti processi evolutivi le resero via via più complesse sino alla comparsa, oltre quattro milioni di anni fa, dei primi antenati ominidi del genere umano. L'Homo sapiens stesso, l'attuale specie umana, gente come voi e come me, popola la Terra da almeno cinquantamila anni.

Viceversa non è pacifico affatto. Ci sono americani i quali credono che la Terra abbia diecimila anni al massimo; che gli esseri umani e tutte le altre specie siano state generate da un Creatore Divino come varietà eternamente separate di esseri e che non ci siano mai stati processi evolutivi di qualsiasi genere. Questi americani si dicono creazionisti, e per autodefinizione creazionisti «scientifici».

Essi rappresentano un potere crescente nel paese ed esigono che le loro opinioni vengano insegnate nelle scuole. I parlamenti degli Stati, preoccupati dei voti, stanno mostrando segni di sottomissione di fronte a loro. Nell'Arkansas, nello lowa, in Florida, in California, forti movimenti sono diretti a ottenere la promulgazione di leggi per l'insegnamento obbligatorio del creazionismo.

È davvero qualcosa da temere? Sicuramente solo una piccola minoranza della nazione è creazionista, ma si tratta di una piccola minoranza tutt'altro che in estinzione. Si ritiene che il pulpito televisivo di Jerry Falwell abbia da solo quindici milioni di spettatori, e in taluni settori della cosiddetta cintura biblica (Bible Belt) i creazionisti sono in maggioranza.

Essi costituiscono un gruppo di seguaci fervidi e appassionati, convinti al di là di ogni discussione non solo di aver ragione, ma di essere nel giusto, abili nell'usare il loro conservatorismo semplicistico e il loro patriottismo sentenzioso per attrarre alleati anche fra quanti non siano direttamente interessati alle vedute creazioniste. Diversi sistemi sociali sono stati disgregati e assoggettati da gruppi più piccoli di questo ogniqualvolta la maggioranza si sia dimostrata indifferente e falsamente sicura.

A chi ha un'istruzione scientifica il creazionismo sembra un brutto sogno, un improvviso ritorno alla vita di un incubo, una rinnovata marcia di un esercito della notte risorto per sfidare il pensiero libero e l'illuminismo.

Agli scienziati le prove a favore dell'età della Terra e dello sviluppo evoluzionistico appaiono schiaccianti. Come si può contestarle? Quali sono le argomentazioni che adottano i creazionisti? Qual è la «scienza» che rende «scientifiche» le loro opinioni? Eccone alcuni esempi.

1. L'argomento dell'analogia. Un orologio implica un orologiaio, dicono i creazionisti. Se vi capitasse di trovare nel deserto, lontano da una qualsiasi abitazione, un orologio stu­pendamente complicato, sareste sicuri del fatto che sia stato costruito da mani umane e lì abbandonato per qualche ragione. Pensare che possa essersi semplicemente, spontaneamente formato dalle sabbie del deserto oltrepasserebbe i limiti della credibilità.

Per analogia, quindi, se si considerano l'umanità, la vita, la Terra e l'universo, tutte cose infinitamente più complicate di un orologio, ancora meno credibile risulterebbe pensare che tutto ciò «sia semplicemente accaduto». Anche questo, come l'orologio, deve essere stato «fatto», ma da mani superiori a quelle umane; in breve, da un Creatore Divino.

Questa argomentazione sembra incontestabile ed è stata usata (anche se raramente in modo esplicito) sin dagli albori della coscienza allo scopo di foggiare un mondo di dèi e di demoni.

Quindi, come occorre un annaffiatoio per annaffiare i fiori, così la pioggia cade da un annaffiatoio celeste impugnato da un dio che può concederla o negarla a suo divino capriccio.

Soffiare sul porridge per raffreddarlo presuppone polmoni umani; il vento deve allora essere provocato dai polmoni divini di un dio.

Per percorrere rapidamente lunghe distanze occorrono un cavallo e una carrozza e qualcuno alle redini, perciò il Sole per attraversare il cielo ha bisogno di un cavallo fiammeggiante e di una carrozza condotta da una divinità.

E si potrebbe continuare. Se si fosse spiegato agli uomini dell'era prescientifica che il vento, la pioggia e il sole seguono le leggi della natura ciecamente, senza una mente che li guidi, non si sarebbe riusciti a convincere nessuno e si sarebbe assai più probabilmente rischiato di morire lapidati come blasfemi.

Questa argomentazione in sostanza riduce Dio a un suono monosillabico che significa «non so».

Esistono molti aspetti dell'universo che non possono essere ancora spiegati soddisfacentemente dalla scienza; ma l'ignoranza implica solo ignoranza, che un giorno sarà possibile sconfiggere. Arrendersi all'ignoranza e chiamarla Dio è sempre stato e sempre sarà frettoloso e intempestivo.

In breve, la complessità dell'universo e l'incapacità di spiegarlo completamente non sono, di per sé, una prova dell'esistenza di Dio.

2. L'argomentazione del consenso generale. Alcuni creazionisti mettono l'accento sul fatto che la fede in un Creatore è universale tra tutti i popoli e tutte le culture. Sicuramente tale appassionata esigenza deve alludere a una grande Verità giacché non potrebbe esservi una fede unanime in una menzogna.

Questa credenza generale, tuttavia, non è poi tanto sorprendente. Per il ragionamento analogico citato in precedenza, ogni gruppo, ogni popolo riflettendo sull'esistenza del mondo sarebbe portato a credere che un dio o degli dèi l'abbiano creato al modo stesso in cui gli esseri umani si fabbricano le loro lance da caccia e il loro vasellame.

Naturalmente ogni gruppo ha inventato un racconto particolareggiato e non c'è una storia della creazione uguale a un'altra. I greci, gli antichi scandinavi, i giapponesi, gli indù, gli indiani d'America e così via... ognuno ha i propri racconti sulla creazione, e gli americani di retaggio ebraico-cristiano considerano tutte queste storie come «puri e semplici miti».

Anche gli antichi ebrei avevano una loro versione sulla creazione, anzi due. C'è una primitiva storia di Adamo ed Eva in paradiso, in cui l'uomo viene creato per primo, poi gli animali, poi la donna. C'è inoltre il racconto poetico di Dio che crea l'universo in sei giorni, in cui gli animali precedono l'uomo, e l'uomo e la donna sono creati insieme.

Questi miti ebrei non sono di per sé più credibili degli altri, ma sono i nostri miti e i soli a cui siano interessati i creazionisti o (in molti casi) i soli di cui siano al corrente, comunque i soli che vogliano propagare.

Certo, se è il consenso generale a provare l'esistenza di un Creatore, allora il dissenso generale smentisce ogni altro aspetto della creazione, giacché nessuna cultura crede a nessun'altra cosmogonia eccetto che alla propria.

In realtà, per venire al nocciolo, il consenso generale non prova né ha mai provato nulla, dal momento che è ben possibile credere unanimemente in qualcosa di non vero. L'opinione, virtualmente universale per migliaia di anni, che la Terra fosse piatta, non ne ha mai appiattito la forma sferica neanche di un pollice.

3. L'argomento dello sminuimento. I creazionisti sottolineano frequentemente che l'evoluzione è «solo una teoria». Ciò fa nascere l'impressione che una teoria sia solo una pigra supposizione. Uno scienziato, se ne deduce, svegliandosi una mattina senza nulla di particolare da fare, decide che forse la Luna è fatta di formaggio Roquefort e immediatamente avanza la teoria del formaggio Roquefort.

Naturalmente questa è pura ingenuità creazionista. Una teoria (nel senso in cui la parola è usata dagli scienziati) è una dettagliata descrizione di taluni aspetti dell'operare dell'universo, basata su una lunga e continua osservazione e, dove è possibile, su esperimenti; è il risultato di un attento ragionamento su quelle osservazioni e quegli esperimenti, e deve sopravvivere alla disamina critica degli altri scienziati.

Per esempio, abbiamo la descrizione della natura cellulare degli organismi viventi (la «teoria cellulare»), dei corpi che si attraggono uno con l'altro secondo una regola fissa (la «teoria gravitazionale»), dell'energia che è formata da particelle distinte (la «teoria dei quanti»), e così via.

Tutte sono teorie; tutte sono fondate saldamente; tutte sono accettate come descrizioni valide di questo o quell'aspetto dell'universo. Non sono queste mere congetture, né speculazioni avventate. E nessuna teoria è fondata più solidamente, esaminata più serratamente, ragionata più criticamente, e accettata più universalmente della teoria dell'evoluzione. Se è «solo» una teoria, questo è tutto quanto deve essere.

Il creazionismo, d'altra parte, non è una teoria. Non esiste una prova   non uno straccio di prova   in senso scientifico che lo suffraghi. Il creazionismo, o almeno la versione particolare accettata da molti americani, è un'espressione dell'antica leggenda medio orientale. Potrebbe essere correttamente definito da chi lo volesse sminuire come «solo un mito», ma non si tratterebbe neppure di un vero sminuimento giacché il creazionismo è esattamente «solo un mito».

4. L'argomento dell'imperfezione. I creazionisti, negli ultimi anni, hanno enfatizzato le basi «scientifiche» delle loro credenze. Essi sottolineano come ci siano «scienziati» che basano le loro opinioni creazioniste su un accurato studio della geologia, della paleontologia e della biologia, scrivendo «manuali» in cui espongono le loro idee.

In realtà l'intero corpus scientifico del creazionismo consiste nell'illustrare le imperfezioni delle vedute evoluzionistiche. I creazionisti insistono sul fatto che gli evoluzionisti non sono in grado di mostrare veri e propri stadi di transizione tra le specie nei resti fossili, che la determinazione dell'età attraverso la decadenza radioattiva non è sicura, che sono possibili interpretazioni alternative di questa o quella prova, e così via.

Siccome la teoria evoluzionistica non è perfetta e non vi è la concordanza assoluta di tutti gli scienziati su ogni dettaglio, i creazionisti sostengono che l'evoluzionismo è falso e che gli scienziati, difendendo l'evoluzionismo, fondano le loro opinioni sulla fede cieca e sul dogmatismo. (Qui, bisogna ammettere, i creazionisti si trovano su un terreno familiare. Hanno vissuto sin dalla nascita insieme alla fede cieca e al dogmatismo, ed è piacevole vedere che li riconoscono come funesti.)

Su questo punto i creazionisti hanno, in qualche misura, ragione. I dettagli dell'evoluzione non sono perfettamente conosciuti. Sin da quando Darwin, nel 1859, avanzò per la prima volta la teoria dell'origine delle specie attraverso la selezione naturale, gli scienziati hanno continuamente corretto e modificato le sue supposizioni. Dopo tutto, nell'ultimo secolo e un quarto si sono apprese molte cose sui fossili, sulla fisiologia, sulla microbiologia, sulla biochimica, sull'etologia e sulle altre varie branche delle scienze naturali e viene spontaneo aspettarsi che si sia potuti andare oltre Darwin. E così è stato.

Il processo non è ancora finito, né mai lo sarà, almeno finché l'umanità continuerà a porsi domande e a sforzarsi per avere risposte sempre migliori.

1 dettagli della teoria evoluzionistica sono in discussione proprio perché gli scienziati non sono cultori della fede cieca e del dogmatismo. Non accettano neanche un grande pensatore quale Darwin senza considerarlo criticamente, né esitano a correggerlo. Non accettano una qualsiasi idea, vecchia o nuova che sia, senza un solido fondamento. E anche dopo aver accolto un'idea, sono pronti a sconfessarla se si presentano nuove evidenze.

Ma se ammettiamo che una teoria è imperfetta e che i dettagli rimangono controversi, sarà questo sufficiente ad invalidare la teoria nel suo insieme?

Vediamo! lo guido un'automobile e voi anche. Io, per esempio, non conosco esattamente il funzionamento del motore. Forse neanche voi. E può darsi che le nostre idee confuse e approssimate sul funzionamento di un'automobile entrino in conflitto. Dobbiamo dedurre da questo disaccordo che l'automobile non funziona o che non esiste? O, se i nostri sensi ci obbligano ad ammettere che l'automobile esiste e funziona, concluderne che è spinta da un cavallo invisibile solo perché la nostra teoria sul motore è imperfetta?

Per quanto decisamente sostengano differenti opinioni circa i dettagli della teoria evoluzionistica, o circa l'interpretazione delle ancora insoddisfacenti testimonianze fossili, gli scienziati nondimeno affermano vigorosamente la realtà del processo evolutivo.

Né d'altronde l'imperfezione dell'evoluzionismo, in sé, può conferire credibilità al creazionismo.

Supponiamo che un gruppo di persone creda, fidandosi dei propri sensi, che l'Empire State Building sia un grattacielo, mentre un altro gruppo di persone, seguendo una descrizione del posto risalente al Settecento, pensi che in quel luogo vi sia una casupola di Cape Cod verniciata di blu e bianco. Nel caso che i sostenitori del grattacielo fossero incerti se 1'Empire State Building abbia un terrazzo belvedere o no, ciò, di per sé, non proverebbe che in quel luogo ci sia la casupola di Cape Cod pitturata di blu e bianco.

5.1 ragionamenti tratti da una distorsione scientifica. I creazionisti hanno accuratamente appreso quanto basta della terminologia scientifica per scimmiottarla nel tentativo di confutare l'evoluzionismo. Lo fanno in numerosi modi, ma l'esempio più comune, almeno nelle lettere che ricevo, è l'asserzione secondo la quale la seconda legge della termodinamica dimostrerebbe l'impossibilità del processo evolutivo.

Questa legge (espressa in termini da asilo infantile) stabilisce che ogni cambiamento spontaneo muove verso una condizione di disordine crescente, cioè «in discesa». Quindi non vi possono essere spostamenti dal semplice al complesso, perché si tratterebbe di un movimento «in salita». Logicamente, dicono poi i creazionisti, dal momento che secondo l'evoluzionismo le forme di vita complesse derivano da quelle semplici, se ne conclude che ciò non si accorda con la seconda legge, quindi deve aver ragione il creazionismo.

Questo genere di ragionamento implica che un errore visibile a tutti sia, per qualche motivo, invisibile agli scienziati, o che questi si ostinino a sfidare questa legge per pura e semplice perversità.

Gli scienziati, in realtà, conoscono la seconda legge e non sono ciechi. Il fatto è che un ragionamento basato su termini da asilo infantile, come lo sono molti dei ragionamenti creazionisti, è adatto solo agli asili infantili.

Per portare la discussione a un livello più alto del giardino d'infanzia, va ricordato che la seconda legge della termodinamica riguarda solo un «sistema chiuso», cioè un sistema che non riceva energia dall'esterno e non ne perda. L'unico vero sistema chiuso che conosciamo è l'universo considerato nella sua interezza.

Entro un sistema chiuso ci sono sottosistemi che possono diventare più complicati spontaneamente, purché vi sia una perdita di energia più grande in un altro sottosistema collegato. Il cambiamento complessivo sarà allora una perdita di complessità esattamente secondo i dettami della seconda legge.

L'evoluzione può procedere e costruire il complesso dal semplice, muovendosi quindi «in salita», senza violare la seconda legge, fintantoché un'altra parte collegata del sistema   il Sole, che dà energia in continuazione alla Terra   si muove «in discesa» (così come accade a una velocità assai maggiore di quella con cui l'evoluzione si muove «in salita».

Se il Sole cessasse di brillare, l'evoluzione si fermerebbe e, chiaramente, anche la vita.

Sfortunatamente, la seconda legge è un concetto sottile che la maggior parte delle persone non sono avvezze a maneggiare, per cui non è facile vedere la fallacità della distorsione creazionista. Questa diventa più evidente considerando l'analogo trattamento di un'altra teoria.

La teoria gravitazionale dice, sempre in termini da giardino d'infanzia, che tutti gli oggetti nelle vicinanze della Terra ne vengono attratti e, di conseguenza, cadono al suolo. Quindi, mongolfiere, aeroplani e missili sono chiaramente impossibili.

Se non si accetta questo, non si deve neanche accettare l'opinione bambinesca dei creazionisti sulla seconda legge della termodinamica.

Ci sono molti altri ragionamenti «scientifici» propri dei creazionisti, alcuni dei quali approfittano con una certa intelligenza delle attuali dispute in seno agli evoluzionisti, ma sono tutti falsi come quello sulla seconda legge.

Questi ragionamenti «scientifici», che presentano tutti una certa verosimiglianza, trovano posto in appositi manuali creazionisti per il cui insegnamento vengono esercitate forti pressioni sulle organizzazioni scolastiche.

Vengono scritti da persone che non hanno nessuna reputazione come scienziati e, se da un lato discutono di geologia, paleontologia, e biologia con una corretta terminologia scientifica, d'altro lato sono consacrati quasi completamente a sollevare dubbi sulla legittimità delle prove e del ragionamento su cui si basa il pensiero evoluzionista, assumendo che questo lasci come unica alternativa possibile il creazionismo.

Vere e proprie prove in favore del creazionismo non vengono presentate, naturalmente, perché non esiste nulla al di fuori della parola biblica, che la corrente strategia creazionista è restia a usare.

6. Il ragionamento dell'inappropriatezza. Alcuni creazionisti accantonano tutte le prove scientifiche e le considerano senza eccezione prive d'importanza. Il Creatore, dicono, creò la vita, e la Terra, e l'intero universo diecimila anni fa, già completo di tutte quelle che noi riteniamo invece essere le prove di un eterno sviluppo evolutivo. Le testimonianze fossili, il decadimento radioattivo, le galassie in allontanamento, vennero create tutte così come sono e le prove che se ne traggono sono illusorie.

Naturalmente questa stessa argomentazione è irrilevante, perché non può essere né provata, né smentita. Invero non è neanche un'argomentazione, bensì una dichiarazione. Io posso affermare che l'intero universo sia stato creato due minuti fa, completo di tutti i libri di storia che descrivono dettagliatamente un passato inesistente, e con tutte le persone attualmente viventi dotate di ricordi completi; voi, per esempio, siete stati creati mentre eravate nel bel mezzo della lettura di questo capitolo con il ricordo di quello che avete letto al principio, che nella realtà non avete mai letto.

Anche questo non può essere né provato né smentito.

Comunque sia provate a immaginarvi quale tipo di Creatore produrrebbe un universo contenente un'illusione così complicata.

Si dovrebbe concluderne che Dio avrebbe formato un universo con esseri umani da lui stesso muniti dell'istinto di curiosità e della capacità di ragionare. Avrebbe fornito a questi esseri umani una quantità enorme di prove sottili e coerenti allo scopo di trarre in inganno quella curiosità e quella facoltà di ragionare e di indurli a credere che l'universo si sia creato quindici miliardi di anni fa e sviluppato secondo un processo evolutivo che abbia incluso la formazione e lo sviluppo della vita sulla Terra.

Perché?

Il Creatore si diletta a ingannarci? Lo diverte il vederci imboccare una strada sbagliata? Vuole sperimentare se gli esseri umani possono rinnegare i propri sensi e la propria ragione per rimanere fedeli a un mito? Lo fa per disporre di una scusa per mandarci all'inferno colpevoli di non aver rinnegato i nostri sensi e la nostra ragione?

È mai possibile che il Creatore sia un burlone crudele e maligno, con un senso dell'umorismo così perverso e puerile?

Se è così, tanto varrebbe che i creazionisti fossero schietti, e lo dicessero.

7. L'argomento dell'autorità. La Bibbia dice che Dio creò il mondo in sei giorni, e la Bibbia è la parola ispirata di Dio.

Per il creazionista medio questo è ciò che in realtà conta davvero. Tutte le altre argomentazioni sono solo un modo noioso di opporsi alla propaganda di tutti quegli immorali umanisti, agnostici e atei che non sono soddisfatti appieno della chiara parola del Signore.

Beninteso, i leader creazionisti stanno molto attenti a non usare questa argomentazione perché renderebbe religioso il loro punto di vista e non potrebbero inserirlo nel nostro sistema scolastico laico. Per potersi definire «scientifici» devono prendere in prestito gli abiti della scienza, non importa quanto male gli si adattino e come li rendano grotteschi. Debbono inoltre badare a parlare solo di un «Creatore», senza mai dire che questo Creatore coincide con il Dio della Bibbia. Viene lasciata la calcolata impressione che potrebbe trattarsi, per quanto se ne sa, di Moloch o di Chemosh come di qualsiasi altra abominazione pagana citata nella Bibbia.

A ogni modo, non possiamo prendere sul serio questo grossolano travestimento. Per quanto i leader creazionisti parlino con grande entusiasmo delle loro convinzioni «scientifiche» e «filosofiche», sarebbero inermi zimbelli se queste fossero tutto il loro avere.

È la religione, il semplice fervore da devozione medioevale, a reclutare i loro adepti. Dieci milioni di americani, che non conoscono né comprendono gli argomenti favorevoli, e neppure quelli sfavorevoli, all'evoluzione, marciano nell'esercito della notte brandendo alte le loro Bibbie. E costituiscono un potere forte e terribile, inattaccabile dalle deboli lance della pura razionalità contro cui è immunizzato.

Ma andiamo avanti. Poniamo che io abbia ragione e che la teoria evoluzionista sia molto forte; i creazionisti, per quanto vacua possa essere la loro causa, non dovrebbero comunque avere diritto a essere ascoltati?

Se la loro argomentazione fosse vacua, non sarebbe perfettamente sicuro discuterne, dal momento che questa vacuità sarebbe visibile a tutti? Non sarebbe meglio discuterne, in modo da poterne mostrare a tutti l'inconsistenza?

Perché, quindi, gli evoluzionisti sono così contrari all'insegnamento del creazionismo nelle scuole pubbliche in una situazione di parità con l'evoluzionismo? Che gli evoluzionisti non siano poi così sicuri della loro causa come vogliono far credere? Hanno paura a concedere ai giovani una scelta precisa?

A questo proposito vi sono due cose da dire.

Innanzitutto, i creazionisti sono assai meno che onesti nella loro richiesta di avere uguale spazio. Non sono infatti loro i repressi, dal momento che le scuole non sono assolutamente l'unico luogo in cui si disputi la contesa tra evoluzionismo e creazionismo.

Ci sono le chiese, per esempio, che esercitano sulla maggior parte degli americani un'influenza molto più marcata delle scuole. Certamente, ve ne sono molte del tutto liberali, che hanno fatto pace con la scienza, e che trovano facile convivere con il progresso scientifico, e persino con l'evoluzione. Ma la maggior parte delle chiese più retrive e provinciali sono bastioni del creazionismo.

L'influenza della chiesa è certamente avvertibile nell'ambiente domestico, nei giornali e in tutta la società circostante. Si fa sentire in tutta la nazione nel suo insieme, anche in aree liberali dal punto di vista religioso, in modi innumerevoli e sottili, dall'osservanza della domenica all'espressione del fervore patriottico, e a volte anche in circostanze non del tutto pertinenti. Per esempio, nel 1968, agli astronauti che volavano intorno alla Luna, venne data istruzione di recitare i primi versi della Genesi, come se la Nasa avesse sentito la necessità di placare il pubblico per paura che si infuriasse contro la violazione del firmamento. Adesso, anche l'attuale presidente degli Stati Uniti ha espresso le proprie simpatie creazioniste.

È soltanto a scuola che i ragazzi americani hanno sempre la possibilità di ascoltare una ragionata esposizione delle opinioni evoluzionistiche. Potrebbero trovare tali opinioni nei libri o, occasionalmente, alla televisione; ma la chiesa e la famiglia possono censurare facilmente libri e televisione, solo la scuola è al di là del loro controllo.

Ma appena appena al di là. Anche se attualmente nelle scuole è riconosciuto l'insegnamento dell'evoluzionismo, gli insegnanti sono inevitabilmente portati a insegnarlo con qualche timidezza, sapendo bene che il loro lavoro è alla mercé di comitati direttivi scolastici che non si distinguono certo per intelligenza o per ampiezza di vedute scientifiche.

Dunque, neppure nelle scuole si richiede agli studenti di credere a quello che imparano sull'evoluzione: possono limitarsi a ripetere a pappagallo i testi. Se sbagliano, la punizione non comporterà nulla di più che la perdita di qualche punto in uno o due test.

Nelle chiese creazioniste, invece, la congregazione è tenuta a credere sotto la minaccia dell'inferno. I ragazzi impressionabili, ai quali viene insegnato a credere che andranno all'inferno se daranno ascolto alle dottrine evoluzionistiche, non saranno disposti a recepire le cose a mente tranquilla, né ad aver fiducia.

Orbene, i creazionisti, i quali controllano la chiesa e la società in cui vivono, e si trovano di fronte alle scuole come all'unico luogo in cui l'evoluzione viene, sia pur succintamente, menzionata e forse anche accreditata, trovano intollerabile anche questa minuscola concorrenza e chiedono «parità di tempo».

Pensate che la loro devozione alla «lealtà» sia tale che dedicheranno pari tempo all'evoluzionismo nelle loro chiese? Sapete che non lo faranno. Ciò che è loro è loro. Quello che è nostro è negoziabile.

Secondo, il vero pericolo è il modo in cui i creazionisti pretendono un pari spazio.

Nel mondo scientifico vige la competizione libera e aperta delle idee, e anche lo scienziato che non trova credito per le sue teorie tra gli altri scienziati è ugualmente libero di continuare a sostenere la propria causa.

In questa competizione libera e aperta, il creazionismo ha chiaramente perso. Ha perso, in realtà, sin dal tempo di Copernico, tre secoli e mezzo fa.

I creazionisti si rifiutano di accettare tale sentenza ponendo il mito sopra la ragione, e ora stanno chiamando in aiuto il potere del governo. Vogliono che il governo imponga il creazionismo nelle scuole contro il verdetto della competizione libera e aperta delle idee. Gli insegnanti debbono essere costretti a presentare il creazionismo come se avesse la stessa rispettabilità intellettuale della dottrina evoluzionista.

Quale precedente ne conseguirebbe!

Se il governo può mobilitare i suoi poliziotti e le sue prigioni per assicurarsi che gli insegnanti dedichino al creazionismo un tempo uguale, potrebbe subito dopo usare la forza per assicurarsi che il creazionismo sia dichiarato, da quegli stessi insegnanti, il vincitore, in modo che l'evoluzione possa essere espulsa completamente dalle aule.

Avremmo posto, in altre parole, tutte le basi per la barbarie, per il favoreggiamento istituzionale dell'ignoranza, e per il controllo totalitario del pensiero.

Cosa accadrebbe se il creazionismo vincesse? E può farlo, sapete, perché ci sono milioni di persone che, davanti alla scelta tra la Bibbia e la scienza, sceglierebbero la Bibbia, senza tener conto dell'evidenza.

E questo non solo perché esiste una reverenza tradizionale e acritica per la parola letterale della Bibbia; ma anche perché esiste una generale diffidenza, o vera e propria paura, verso la scienza, che trascinerebbe anche chi si interessa poco alla religione dalla parte dei creazionisti.

Prima di tutto, la scienza è incerta. Le teorie sono soggette a cambiamenti; le osservazioni sono aperte a un gran numero di interpretazioni, e gli scienziati litigano tra loro. Questo disillude chi non ha esperienza del metodo scientifico, inducendolo a volgersi alla rigida certezza della Bibbia così come viene presentata dai suoi araldi. C'è un che di confortante in una dottrina che non permette deviazioni e che risparmia la dolorosa necessità di pensare.

Secondo, la scienza è complessa e fredda. Il linguaggio matematico della scienza è inteso da pochissimi. I panorami che presenta sono terrificanti: un universo enorme regolato da leggi impersonali, vuoto e noncurante, incomprensibile e vertiginoso. Quanto più confortevole è invece rivolgersi a un piccolo mondo, vecchio di appena qualche migliaio di anni, e sotto la cura personale e immediata di Dio; un mondo in cui noi siamo la Sua preoccupazione principale e in cui Lui non ci manderà all'inferno se solo staremo attenti a seguire ogni parola della Bibbia così come viene interpretata dal nostro predicatore televisivo.

Terzo, la scienza è pericolosa. Non c'è dubbio che certi prodotti come i gas velenosi, le armi, le centrali nucleari e l'ingegneria genetica siano terrificanti. Può darsi che la civiltà sia sul punto di crollare e che il mondo che conosciamo si avvii alla fine. In tal caso, perché non rivolgersi alla religione a prepararsi per il Giorno del Giudizio, in cui i credenti saranno assunti alla beatitudine eterna, con in più la gioia di vedere i miscredenti e gli schernitori della fede contorcersi per sempre nel tormento?

Perché quindi non potrebbero vincere?

La Spagna dominò l'Europa e il mondo nel Cinquecento, ma in Spagna l'ortodossia era la cosa più importante e tutte le divergenze di opinioni venivano soppresse spietatamente. Il risultato fu che la Spagna ricadde nell'oscurantismo, non partecipò al fermento scientifico, tecnologico e commerciale che ribolliva nelle altre nazioni dell'Europa occidentale e la sua vita intellettuale ristagnò per secoli.

Alla fine del diciassettesimo secolo la Francia, in nome dell'ortodossia, revocò l'Editto di Nantes e cacciò diverse migliaia di Ugonotti, che portarono il loro fervore intellettuale ai paesi in cui si rifugiarono, cioè la Gran Bretagna, l'Olanda e la Prussia, mentre la Francia restò permanentemente indebolita.

In tempi più recenti, la Germania perseguitò gli scienziati ebrei di tutta Europa. Questi, emigrando negli Stati Uniti, contribuirono enormemente all'avanzamento scientifico del paese, mentre la Germania se ne svantaggiò tanto gravemente da rendere impossibile prevedere quanto tempo dovrà impiegare per recuperare il suo precedente primato scientifico. L'Unione Sovietica, affascinata da Lysenko, soppresse i propri genetisti, e rimase indietro di decenni nel campo della biologia. La Cina, durante la Rivoluzione Culturale, si pose contro la scienza occidentale e sta ancora lavorando per riparare alla devastazione conseguitane.

E adesso, nonostante tutti questi esempi, vogliamo anche noi correre incontro alla rovina sotto la stessa logora bandiera dell'ortodossia? Governata dal creazionismo, la scienza americana appassirà, e l'America alleverà una generazione di ignoranti incapaci di dirigere le industrie del domani, e ancora più incapaci di aprire i nuovi orizzonti del futuro.

Inevitabilmente cadremmo in una stasi della civiltà, e quelle nazioni che avranno mantenuto libero il pensiero scientifico prenderanno la guida del progresso umano.

Non credo che i creazionisti abbiano deliberatamente progettato il declino degli Stati Uniti, ma il loro patriottismo, espresso in modo così altisonante, è semplicistico quanto la loro «scienza» e, se prevarranno, nella loro follia otterranno l'opposto di quello che dicono di volere.

 

Isaac Asimov

(Il vagabondo delle scienze, 1985, Mondadori Editore)